La rivoluzione nell’ambito della produzione audio ha una data precisa: il periodo che va dal 1990 al 1992. È in quegli anni che l’avvento della digitalizzazione ha iniziato a farsi strada prepotentemente nei grossi studi di registrazione. Al principio, c’era chi preferiva utilizzare un mix di tecnologie diverse: riprendere in multitraccia ed editare tramite software, per poi eseguire il missaggio e il successivo mastering finale su nastro.
In quegli anni, gli studi erano delle fucine in continua evoluzione, anche se era chiaro che software, processori digitali e convertitori AD/DA avrebbero presto preso il sopravvento sulle tecniche precedenti. Registrare in analogico, su nastro, è sempre stato molto costoso, oltre che avere bisogno di lunghe sessioni di montaggio (editing) che richiedevano una grande abilità da parte dei tecnici. I registratori avevano bisogno di continua manutenzione, dalla pulizia all’allineamento, cosa che invece non era necessaria per l’hardware digitale.
Home studio: nasce un nuovo mercato
Se fino a prima degli anni ’90 la produzione audio era affidata solo agli studi professionali, con la crescente offerta di software e hardware iniziò a essere possibile gestire registrazione e missaggio, anche se non di alta qualità, anche fuori dalle grandi strutture.
A distanza di 30 anni, i musicisti, dj, conduttori di podcast o appassionati di audio processing, hanno a disposizione tutti gli strumenti necessari per organizzare uno studio di registrazione anche in casa, a fronte di un investimento che può essere anche molto basso.
Le aziende produttrici di microfoni, hardware e software hanno colto questa opportunità mettendo sul mercato prodotti adatti a tutte le tasche. Spesso si tratta proprio degli stessi brand che producono anche per il mercato professionale.
I Project Studio
La qualità della produzione audio deriva da una serie di fattori: la location, l’abilità dei musicisti, la competenza del fonico e l’attrezzatura. Quando uno studio “casalingo” inizia a essere dotato di macchine di buona qualità, in un contesto che permette di arrivare a risultati semi-professionali, allora si parla di Project Studio.
Il budget per registrare può variare molto, ma in linea di massima anche le produzioni indipendenti possono permettersi di realizzare lavori presso queste strutture. I tempi di lavorazione non sono così stretti come in uno studio professionale, permettendo a musicisti, produttori e addetti ai lavori di esprimere la propria creatività senza pressioni.
Come lavora un home studio
Ci sono molti musicisti, anche di buon livello, che producono “da casa” realizzando demo oppure, soprattutto nel settore dell’elettronica, brani completi che poi vengono caricati sulle piattaforme di streaming.
Se lo spazio lo consente, anche un piccolo studio può offrire la possibilità di registrare una rock band, magari in multitraccia, così da poter avere delle registrazioni del proprio repertorio da utilizzare per presentarsi a gestori di locali di musica dal vivo o case discografiche.
Ci sono poi ulteriori divertenti sperimentazioni, come ad esempio il rap autoprodotto da robot, come leggiamo in questo articolo, che dimostrano come sarà possibile evolvere ancora di più l’ambito di produzione digitale. È chiaro che se si lavora in ambito non professionale possono esserci diversi tipi di problemi, che, accumulandosi nella catena delle varie fasi, portano a un prodotto finale non adatto agli standard commerciali.